Nella scelta sofferta di un'icona che mi rappresentasse ho transitato dalle mele al santino. In termini veterotestamentari sarebbe come dire: dal peccato alla virtù. E sono cose.
lunedì 7 giugno 2010
Piccole speculazioni del lunedì
Esiste il silenzio delle parole. E il silenzio delle emozioni. Il silenzio delle parole, a saperlo usare, comunica più di una sinfonia. E’ perfino improprio chiamarlo silenzio. Silenzio di che? Certi silenzi scavano buche, riempiono vuoti abissali, ti prendono lì dove sei e ti frullano in certe dimensioni metafisiche che prima di quell’attimo non sapevi neppure che esistessero. Il silenzio è l’unica condizione implicita all’intimità.
Il silenzio delle emozioni? Anche quello scava buche, ma non riempie vuoti e neppure ti avvicina alle dimensioni metafisiche. Non è difficile da riconoscere, perché brucia quando ti avvicini. Le persone prudenti in genere fanno un passo indietro. Le persone ambiziose intuiscono il potenziale di rinforzo positivo che gli verrebbe dall’insistere accanto a quel calore, e se hanno fegato resistono finché è possibile continuare senza riportare danni permanenti. Le persone più vuote che vive invece ci sentono la vertigine. S’affacciano, e ogni momento è buono per dirsi che si tireranno indietro. Ma non sono loro ad avere l’ultima parola e non sono mai loro a decidere.
Perché le persone vuote sono ricattabili. Oltretutto non le puoi uccidere, lo sanno tutti. Sopravvivono, ed è questo che ne fa le vittime ideali. Se non c’è cadavere, non c’è reato.
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perchè mi sento "vuoto"?
RispondiEliminaviiipero!!! porcoggiuda!
RispondiEliminaQuesto post scoperchia gli organi interni: mi ha lasciato in semi-muta contemplazione.
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