giovedì 15 aprile 2010

Step per creature mistiche

E’ successo nel preciso momento in cui ho visto il mio riflesso nel vetro. Tutto intorno a me c’erano 20 ragazzine in ansia da prestazione che si agitavano come forsennate per tenere dietro a Lorenzo, il maestro di step. Nel suo genere un tipo simpatico. Il genere in questione è quello sacerdote del fitness, ma con residui di autocoscienza. Non si prende troppo sul serio. Quando entra in palestra sorride. Se ci vede sfiancate qualche volta rallenta. Poi, certo, ci prende per il culo quando canniamo il tempo o non ci mettiamo davvero d’impegno ad alzare la gambetta fino a esercitare una vera tensione sui muscoli dell’interno coscia. Ma quello è il suo lavoro. Occuparsi dell’interno coscia e della sua tendenza al cedimento strutturale. Lo pagano perché si batta per conservare intatto il nostro turgore. E ci si mette d’impegno. Fa una cosa in particolare che mi sorprende sempre un po’. Quando ci concede una pausa, si rivolge a noi usando la seconda persona singolare. Dice: bevi. Oppure: rilassa i muscoli. O ancora: respira a fondo. Le prime volte mi sconcertava. Ho preso in considerazione l’ipotesi che fosse molto miope, ma anche ad essere ciechi, quando galoppiamo in 20 in quella stanza facciamo un tale casino che è duro scambiarci per un individuo unico, anche a volercisi mettere d’impegno. Poi ho capito che fa parte della sua filosofia. Lui ci vede come un corpo omogeneo con 40 braccia e 40 gambe. Un esercito compatto che combatte una lotta senza quartiere contro la piaga della cellulite. Una legione romana a testuggine, o un gruppo di opliti spartani perfettamente allineati in modo che lo scudo di ogni soldato protegga le parti vitali del compagno al suo fianco. La Protezione Civile dell’addominale scolpito. L’Esercito della Salvezza del culo sodo. Vabbè, insomma, avete capito.

Eravamo tutte prese da un doppio passo a destra – squat – piegamento – flessione e ritorno, seguito da un doppio passo a sinistra – squat – piegamento – flessione e ritorno, ed era una roba per cui dovevo shiftare in sequenza di almeno un paio di metri sui entrambi i lati con buona sincronia, se non volevo correre il rischio di farmi pestare i piedi da quelle più agili o più veloci di me. E all’improvviso ha avuto una specie di minuscolo insight. Che sarebbe come un ictus, solo che non riguarda le funzionalità neuronali. E’ più una roba a base epifenomenica. Sailcazzo dove si colloca in termini di emisferi cerebrali e sfido il più crudele dei cognitivisti a individuarlo in un tracciato di fMmri. Però anche lui produce una rottura, a modo suo. Un’interruzione di energia nella rete delle certezze, o se preferite della Consolidata Visione del Mondo. Apre uno spiraglio. Suggerisce un’alternativa di lettura. Perché insomma mi è tornata in mente una cosa che avevo scritto molto tempo fa in un posto non troppo diverso da questo, e che diceva:

In amore il Demonio ci tenta tutti nello stesso modo: spingendoci a desiderare che l’altro abbia bisogno di noi. La cosa più difficile del mondo è accettare il fatto che l’amore incondizionato non genera dipendenza, ma autonomia.

E mi sono resa conto di averla sempre implicitamente intesa con una precisa definizione di ruoli, in cui io avevo la parte di quella che offre l’autonomia, e l’Altro quella di chi si libera da un vincolo. Perché per me calarmi nel ruolo della Madonna Crocifissa degli Addolorati è un attimo. Ce l’ho proprio come vocazione pipparola naturale. Poi però non è mica detto che le cose vadano davvero in questo modo. Non è detto che sia capace di esercitare questa famosa autonomia che dovrei concedere graziosamente, non è detto affatto che non abbia il brutto vizio di cadere nella tentazione del bisogno di cui vorrei liberare l’Altro, come mi piacerebbe credere. Perché è facile alzarsi la mattina e mettersi alla guida dell’auto sentendosi Luana la Regina delle Amazzoni, ma poi bisogna avere fegato e cuore nelle dovute proporzioni, oppure è un trucchetto mimetico, una finzione scenica, una recita parrocchiale. Ho bisogno del bisogno anch’io, e non sono una persona libera.

E’ stato un insight, appunto. Per spiegarlo c’è voluto un paragrafo, ma nella realtà s’è svolto tutto in simultanea. Mica era una voce dal roveto ardente che doveva parlare lento scandendo le parole sennò Mosè non poteva prendere appunti. E’ stata una forma di consapevolezza istantanea. Che mi ha fermato in mezzo alla palestra come una allocca tra un doppio passo a destra – squat – piegamento – flessione e ritorno. All’apparenza poteva essere un momento topico, di quelli che ti ricordi. Ma poi è successo che quando mi sono fermata senza preavviso, l’oliata macchina da guerra delle 20 ragazzine s’è inceppata e tutta la fila in cui mi trovavo s’è pistonata i piedi in sequenza una dopo l’altra per evitare di precipitarmi addosso. Mi hanno guardato molto male, ma nessuna ha aperto bocca, perché avere 43 anni e un’espressione competente e autorevole servirà pure a qualcosa, puttana miseria. Però certo l’atmosfera da insight era bella che andata.

26 commenti:

  1. Sailcazzo perché mi trovo qui a commentarti per primo. Demonio di un insight?

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  2. Ora sta' attenta a non fracassarti le ginocchia e le vertebre con lo step. Sono contentissima (e prevedibilissima) :-)

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  3. Dov'è il mio commento??

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  4. guariremo mai dal mal di blog? bacio.

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  5. p.s.: per pubblicare il commento, blogspot mi ha chiesto di inserire la parolina magica. nella fattispecie era: oporetho, che mi è suonato come un commento piuttosto irridente.

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  6. ben arrivata, felice di rileggerti!

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  7. Il sorriso che ho sulla faccia devi vederlo di persona.

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  8. uh che bello!
    allora non è vero che il 17 porta male se son capitata qui proprio un 17 e aggiungerei pure quasi venerdì :)

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  9. beh per ora funziona. Merito di Ranieri senz'altro ;o)

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  10. Grazie ms eSSPpi, sei quasi meglio di Mary Poppins. Mary Poppins con la faccina fuscia. LSD Mary. O Lucy in The Sky with Diamonds, anche se poi ora dicono che l'LSD non c'entrava niente, vai a sapere.

    oh, phil! Era bella l'Ammerica? Pensavo fossi ancora lì. Meno male che sei rientrato prima che la nube tossica oscurasse i cieli. Ci fossi capitato in mezzo, saresti atterrato tutto chiazzato di smog vulcanico. Riesco a immaginare la tua gelida espressione di disappunto come se la vedessi davvero. Cosa che spero accadrà presto. Anche se nel mio caso opterei per il sorriso, chè per il gelido disappunto c'è sempre tempo.

    E grazie anche a te Dantès, anche mi scoccia non poter continuare a chiamarti Piazzabello. Che secondo me ti donava.

    Fratello Ganf, che devo dirti? Si vede che la vocazione al cazzaggio è insopprimibile.

    Ery non barare. Quella della foto non sei tu. Ne sono quasi certa.

    E Vipero, Viperoviperovipero... Non ci credo. Per gioire attendo che la cosa raggiunga una sua stabilità empirica. Non mi fido. Comunque se funziona è senz'altro merito di Ranieri. Non ci piove.

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  11. <a href="http://johnnypalomba.wordpress.com/2010/04/17/il-sogno-di-johnny/>sshhh</a>. è commovente il fatto che ti <i>sostieni</i> da sola :-)

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  12. riproviamo: ssshhh. è commovente il fatto che ti sostieni da sola :-)

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  13. Sì, però se non scrivi i post non vale :-)

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  14. Tesoro mio, nulla sarà più come prima. Altrimenti mi tenevo il vecchio blog. Ma le cose sono cambiate da molti punti di vista. E' la vita, no?

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  15. dici così solo perchè non mi hai ancora vista col nuovo taglio di capelli :) baci bella donna

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  16. 03.19. 03.44. 06.39. cos'è, il ritrovo delle insonni?

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  17. aaaah no, capito adesso. il mio commento è delle 23.47 ma appare postato alle 14.47: middle sta col fuso orario delle hawaii. forse posta da là :-)

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  18. Sto col fuso delle Hawai, dici? Oddio, potrebbe pure essere, tutto considerato. Eri, mettiti una fotina coi capelli nuovi in FB, così mi faccio un'idea del taglio. O c'è già?

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  19. Visto solo oggi Il sogno di Johhny perchè ero sempre in ufficio e nonn potevo tenere l'audio. Grazie, fratello Ganfione, grazie. Perché è proprio così. Tutto proprio così.

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  20. Figuriamoci: mai niente è come prima e manco come dopo :-D

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  21. per quel che mi riguarda è sempre la solita cacca. cambia solo la profondità...
    (scusatemi, sono in un periodo marrone)

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  22. comunicazione di servizio: vipvip, lo sai che abbiamo parlato di te ieri? lo sai che ci manchi tanto? lo sai che... non abiti a Roma, come ho sempre creduto? lo sai che tutto il resto che tu sai?

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  23. comunicazione di servizio: simò, ti stavo per scrivere una mail. ero in pensiero per te...
    la scrivo lo stesso, tiè.

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